lunedì 21 settembre 2009

605 LYNSAY SANDS: Le astuzie di Lady Helen


Inghilterra, 1173

Quando Enrico II Plantageneto le impone di sposare Hethe di Holden, l'odioso signore di un feudo che confina con le sue terre, Helen di Tierney non esita a escogitare una serie di stratagemmi oltremodo sgradevoli per scoraggiarlo e metterlo in fuga. Lord Hethe, infatti, soprannominato Il Martello di Holden, pur essendo un giovane attraente e a suo modo affascinante, ha fama di essere crudele e spietato, tanto che spesso l'incantevole castellana ha dovuto offrire ospitalità ai malcapitati incorsi nelle sue ire. Ma come reagirà il suo promesso sposo a quelle astute manovre? E lei è proprio sicura di volerlo allontanare da sè ora che, conoscendolo meglio, inizia a dubitare della pessima fama che lo accompagna?
2001 ROMANCE MEDIEVALE (INGHILTERRA 1170)
GIUDIZIO: C-
SENSUALITA': hot.
Qualcosa di strano e inaspettato è successo per i due terzi del percorso di questo libro. Iniziava a farsi interessante. Questo era un diretto contrasto con la noia apparentemente senza fine della prima sezione e mi ha preso di sorpresa. Ma ancora non era sufficiente per salvare la trama da averci tirato 200 pagine in una serie apparentemente infinita di gag mal riuscite di personaggi antipatici, che parlavano un vernacolo ostentatamente moderno, macchiate da tentativi altrettanto ostentati e fraseggi più storicamente accurati.
Helen di Tiernay è tormentata da re Enrico. La causa? Il suo malefico vicino Lord Holden sta abusando di nuovo delle sue serve, anche se non ci viene realmente detto come fino a molto tardi nel libro. Da parte sua, Hethe di Holden si lamenta che Helen sia una bisbetica e fa vaghe minacce al suo re di ciò che accadrà alla donna se non si fa qualcosa. Così, Enrico -  o meglio il suo cappellano Templetun -  se ne esce con la brillante idea di far sposare i due e lasciare che si affrontino tra di loro. Templetun viene poi mandato a riferire l'ordine di Enrico e assicurarsi che nessuna delle sue parti sia in grado di scappare.
Helen e la zia Nell sono profondamente sconvolti per l'ordine e cospirano per scaricare Hethe - sapendo che per nessuna buona ragione il re gli permetterà di farlo, quando Templetun ovviamente non è affatto incline a permettere una cosa del genere - e mettere in moto quello che diventerà un gran numero di trucchi senza fine, soprattutto che coinvolgono odori cattivi e disgustosi, per ottenere che Hethe rifiuti il matrimonio. L'autrice chiaramente cerca leggerezza e divertimento per queste gag inesorabilmente irritanti, ma fallisce subito, atterrando da qualche parte nello spazio tra il faticoso e il fastidioso. Questi consumano i primi due terzi del romanzo e non sono per niente divertenti.
Per fortuna, a quel punto, la trama cambia improvvisamente direzione completamente - il cambiamento comodamente segnato da moglie e marito che finalmente consumano la loro unione - e segue il fatto che sia stato l'amministratore di Hethe a torturare e mutilare i servi della gleba, presumibilmente su ordine del suo padrone, e ora è opportunamente sparito. Dal nulla, la storia diventa interessante e anche intrigante. I personaggi, la cui caratterizzazione è mancata nella prima parte del romanzo (tranne per il loro comportamento inesorabilmente monello e antipatico l'uno verso l'altra) diventano improvvisamente simpatici e sviluppati in modo interessante. Anche se la trama ha ancora buchi abbastanza grandi per condurre una campagna di guerra, la variazione è immensamente benvenuta.
Un altro problema nel romanzo, però, è l'abitudine dei personaggi di dire cose come "no" e "accidenti, sei bravo" e poi usare frasi (molto incoerenti) come "bisogna dovere". Inoltre, le inesattezze, come definire Helen "Lady Tiernay". O il fatto che a lei, come unica erede di Tiernay, è stata concessa l'amministrazione delle sue terre per un periodo indeterminato di tempo senza un parente maschio, o senza che il re colga l'occasione di farla sposare, come ricompensa, con qualche signore o cavaliere. Niente di questo si adatta alle pratiche del XII secolo, e ciascuno distrae dalla storia generale.
Preso in due parti, darei a questo libro rispettivamente una F e una B, forse anche B+. Insieme, mentre l'ultimo terzo intrigante aiuta a bilanciare la prima parte antipatica, il voto scende al di sotto della media. Se l'autrice è in grado di produrre un libro come questo, però, sicuramente può sostenere un intero romanzo di una qualità pari al finale di questa storia, e non vedo l'ora di leggere quel racconto.
Heidi Haglin

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